lunedì 7 novembre 2011

lunedì 26 settembre 2011

Altro che gossip, quelle intercettazioni descrivono il sistema di potere in Italia



Altro che gossip, quelle intercettazioni descrivono il sistema di potere in Italia

terry-denicolò-escort.png
In questa intervista di Terry De Nicolò (vedi video sotto), una delle predilette di Giampaolo Tarantini, una delle poche escort bipartisan, c'è tutto quello che serve per capire i nostri tempi. 

Prima di guardarla, voglio fare una premessa. Racchiudere le intercettazioni e le interviste di questi giorni all'interno della categoria del gossip è pericoloso perché è un'interpretazione riduttiva e superficiale. Resta gossip se ci si ferma ai dettagli sull'altezza del Premier, sulle prestazioni vere e presunte, sui commenti personali, che non aggiungono nulla né alle indagini né all'analisi. Compito dei giornalisti è andare oltre, raccontare i modelli sociali, culturali, le cause e gli effetti di queste dichiarazioni. È facile vendere i giornali con questo genere di notizie, che interessano tutti e indistintamente: è molto più difficile evitare che queste notizie passino inosservate, magari inoculando valori e modelli a un pubblico che ha un livello di autodifesa molto limitato ("sto leggendo intercettazioni, mica questi vogliono cambiare il mio modo di pensare", penserà qualcuno). 

In questi giorni stiamo assistendo alla istituzionalizzazione di un'egemonia culturale (o sottoculturale, citando Panarari) basata su pochi punti che descrivono il sistema di potere italiano dei nostri tempi. Anche se ci piacerebbe pensarlo, questi punti non fanno parte solamente di una dinamica interna a Palazzo Grazioli, ma sono un modo (trasversale: la De Nicolò ha offerto i suoi servizi a destra e a sinistra) di intendere le cose. 

Terry De Nicolò, nel suo (non si sa quanto volontario) trattato di antropologia consegnato aL'Ultima Parola, Rai2, Gianluigi Paragone, leghista di osservanza berlusconiana, descrive l'Italia con cinque immagini chiarissime e, temo, non del tutto minoritarie. 

a. Per raggiungere il successo vale tutto 

Chi era Giampaolo Tarantini? Un imprenditore di grande successo secondo Terry de Nicolò. E poco importa che ora sia in carcere, con la moglie agli arresti domiciliari, con debiti un po' dovunque, l'immagine pubblica compromessa. Doveva usare Berlusconi, è stato usato. Ma alla De Nicolò non importa, ha vissuto giorni da leone mentre gli altri vivranno anni da pecora. La metafora mussoliniana, buttata lì come se fosse una frase fatta, è in realtà il perno di tutto il ragionamento. Chi è forte vince, chi è debole resta a casa. Chi vuole guadagnare deve vendere sua madre. Chi non lo fa resta povero. Poco importa che le regole del gioco siano interpretate in modo diverso dai leoni e dalle pecore. Prima traslazione: si passa dal confronto tra chi rispetta le regole e chi non le rispetta, alla sfida tra forte e debole. Dove chi fa cose illegali diventa forte ed è dunque socialmente legittimato. 

b. Chi è onesto e critica il disonesto è solo invidioso

Seconda traslazione, classica: si sposta il problema dall'argomento alla persona, dal comportamento al sentimento. Chi 'non ce l'ha fatta', a sentire l'intervista, non ha diritto di parola perché l'unico sentimento che muove le loro parole non è il desiderio che la legge sia uguale per tutti, ma solamente di sostituirsi a Tarantini (o Berlusconi). E non vi azzardate a dire che Berlusconi si pagava le compagnie: c'è la gente che fa la coda per stare con lui. 

c. Gli onesti non hanno nessuna possibilità di 'vincere'

Le tangenti sono sempre esistite. Che siano donne o mazzette, poco importa. E sono uno strumento indispensabile. Chi vuole guadagnare deve 'rischiare il culo'. Anche qui, traslazione di un concetto: dal merito al caso, dal lavoro alla fortuna, dal metodo alla scorciatoia. È il mercato che impone questo comportamento, bisogna passare 'sui cadaveri' per salire e avere successo. La cooperazione, il senso di comunità, il senso dello Stato, sono cose da sfigati. 

d. La donna, per avere successo, si deve vendere

Le donne (tutte, ad ascoltare la De Nicolò) corrono per andare da Berlusconi e devono avere il diritto di potersi vendere, perché la bellezza ha un valore. E il valore della bellezza è pari al talento nella medicina, alla competenza professionale. È l'ennesima prova che l'antropologia berlusconiana ha raggiunto il suo obiettivo e non solo tra i suoi elettori: abbiamo trasformato ogni cosa in un oggetto che si può comprare e vendere. Dall'etica al voto in Parlamento, dal calciatore del Milan alla compagnia di donne altrimenti inarrivabili, tutto si può avere perché tutto si può pagare. E chi 'rompe i coglioni', cioè le donne che non accettano questo meccanismo, deve 'restare a casa'. Insomma, chi non si prostituisce fa male. E chi va in giro con una 'pezza da 100 euro', non è presentabile: per andare a Palazzo Grazioli devi indossare almeno capi per almeno duemila euro. Se si alza l'asticella a questo modo, le mitiche buste del ragionier Spinelli non appaiono più cifre irragionevoli, ma coerenti con lo stile di vita di tutti gli ospiti, con annesso tentativo di depotenziare l'accusa di sfruttamento della prostituzione che è mossa da diverse Procure, per diversi indagati e con diverse prove e intercettazioni a testimoniarlo. Quarta traslazione: si passa dall'acquisto al regalo, dalla prestazione al favore, dalla prostituzione al rapporto consensuale. 

e. Chi la pensa diversamente è comunista, cattolico o sfigato

La De Nicolò si incazza perché chi la pensa diversamente da lei è un 'moralista'. La sinistra vuole far guadagnare tutti allo stesso modo (dice 2000 euro al mese, mostrando un evidente distacco dalla realtà), tutti devono avere gli stessi diritti: "no, no, no!". Ma la mazzata è più dura quando si usano le categorie dell'antropologia berlusconiana, e non solo la politica, per attaccare l'attuale opposizione: non solo quelli di sinistra sono culturalmente uguali a destra quando si tratta di gestire il potere, ma nel campo del rapporto tra sesso e potere riescono, in ogni caso, a fare peggio. Ultima traslazione: dalla lotta politica alla lotta della prostituzione, dalle differenze culturali a quelle sessuali. 

Il volto dell'egemonia berlusconiana è perfetto: una buona parte di elettorato, colto e di sinistra, non va oltre il 'puttana', e lascia cadere quelle frasi che, al massimo, sembrano provocazioni. Chi ha già qualche batterio dell'egemonia all'interno del sistema sanguigno, e probabilmente già vota Berlusconi, si fa sedurre da una prostituta non colta, apparentemente a portata di mano, seducente perché 'cattiva' . Si sente così autorizzato a diffondere questa egemonia auto-assolvente e a combattere contro l'altra parte d'Italia provando a sdoganare l'illegalità, la furbizia, il ruolo squalificato della donna. 

E a differenza di Gramsci o dello stesso Berlusconi, la De Nicolò parla all'Italia intera. Per questo dobbiamo provare a mettere in campo cinque regole d'ingaggio nella lettura delle intercettazioni di questi giorni: 

1. Ignorare le abitudini sessuali di Berlusconi: non importa come fa sesso, importano le conseguenze delle sue azioni; 

2. Non ignorare, invece, l'assenza di coerenza tra i suoi comportamenti privati e i suoi comportamenti politici: non si può fare la battaglia culturale sul crocifisso per poi usarlo tra le tette della Minetti; 

3. Mettere al centro il rapporto causa-effetto: la donna che si è prostituita ha avuto favori professionali, magari in organizzazioni pubbliche? E l'uomo che ha portato le prostitute a Berlusconi ha ottenuto appalti, consulenze, contratti, senza regolare verifica delle competenze? 

4. Evitare di fare il tifo per qualcuno e aspettare la fine delle indagini: la Arcuri è passata in 36 ore da santa a 'una delle tante': non c'è modo migliore per far passare l'opinione pubblica come un branco di forcaioli celebrolesi;

5. Chiedere, ogni giorno, al centrosinistra di mettere alla porta chiunque utilizzi i metodi dell'egemonia culturale berlusconiana per le proprie rendite di potere.

Dino Amenduni
@valigia blu - riproduzione consigliata

venerdì 9 settembre 2011

"La macchina del capo.."


Il vecchio zio ha in garage un’ Alfetta. 
Bella, quella macchina: elegante, veloce, scattante, incuteva  -ai bei tempi- anche un certo rispetto, quello tipico della gloriosa tradizione Alfa Romeo, un mito consolidato dal dopoguerra in poi, fino alla (s)vendita al Gruppo. Non può, né vuole cambiarla: probabilmente non saprebbe neppure guidarne un’altra. E poi, per andare in vacanza in Trentino….Ma, sulle strade di montagna, specie su quelle che nessuno ha mai pensato di ammodernare, una manovra sbagliata, e si esce di strada: e, se la strada bordeggia un dirupo, la fine è tragica.
Non è una profezia da disfattisti, ma la realtà solida. A chi giova una manovra fatta a bordo di un veicolo vecchio, alla guida uno zio un po’ svampito, ma soprattutto senza servosterzo e servofreno,? Dispositivi obsoleti anche questi, sostituiti da ESP, ABS ed altri congegni di ultima generazione, di serie su quasi tutti i veicoli, specie quelli tedeschi e francesi. Sulle vetture italiane è stato installato invece il sistema BCE: non si sa ancora se e come funziona, alcuni sostengono che sia solo uno specchietto per allodole per indirizzare il mercato. Non si è capito bene a che serve, a chi serve e a quale sicurezza ultima vagheggi: però, senza questo a bordo, le multe sono salatissime.
Da un rapido esame con “il cuore grondante sangue”  appare evidente che la vettura perda liquidi,  ed anche il più sprovveduto meccanico, nella peggiore officina, può diagnosticare come questi liquidi fuoriescano dal motore logorato. Ed anche se gli interni reggono bene il peso del tempo, anche gomme, sospensioni ed impianto elettrico mostrano la corda. Nella concessionaria, quella dove si era obbligati al tagliando, il capoofficina aveva sentenziato pochissimi mesi fa che era tutto a posto, che quella Alfetta era uscita prima e meglio di altre macchine dalla revisione, e che non “avrebbe mai messo le mani nelle tasche” dello zio. Il meccanico di fronte a casa del vecchio zio diceva che non era vero, che quella macchina era da sottoporre a costose riparazioni, le quali avrebbero comportato un notevole esborso di denaro. Ma lo zio, povero sempliciotto, aveva eletto la concessionaria come proprio luogo fidato per la cura dell’auto. Poco importava se, in quella officina, ci lavorassero meccanici scartati da altre officine, se l’elettrauto fino al giorno prima aveva una bancarella al mercato rionale, l’addetto ai freni vendeva souvenir nella sua città d’origine, il motorista passava le giornate a pescare siluri nel Po, o il gommista non distingueva un quadro da un tondo; o se il cassiere faceva di conto sulle dita. Ed in  tanti, semplici e sempliciotti, disdegnavano la piccola officina per lasciare pacchi di denari alla megaofficina autorizzata, tutta luci e lustrini. Soprattutto lavoratori dipendenti e pensionati: in fin dei conti gli stessi circoli aziendali, ed alcune associazioni, avevano propagandato come “efficaci” certe convenzioni, solo in apparenza convenientissime. Poco importava se il capofficina facesse la cresta sui pezzi di ricambio per andarsi a mangiare il profitto con le donnine: l’importante era che mettesse il bollino della avvenuta revisione sul libretto di circolazione. Anche se un timbro non garantisce contro le manovre pericolose a bordo di una vettura sprovvista persino  delle cinture di sicurezza.
Certo, magari il capofficina sarà rimosso quando i clienti si renderanno conto di essere stati ingannati per anni, ma il rischio è che si lascino commuovere dal lamentìo di un altro profeta che avanzerà la proposta di buttare anche il motore, ritenendolo inutile e superfluo. Le conseguenze le lascio solo immaginare, a chi di automobili se ne intende davvero. Buona giornata e buon viaggio, zio!
Ah, dimenticavo: non credo che serva a tanto mettere sul cruscotto quelle immagini votive di santi e madonne, anche se le hai pagate care. E l’aglio, dammi retta, è più utile con spaghetti, olio e peperoncino…

mercoledì 31 agosto 2011

Contromanovra

E va bene, lo Stato ha bisogno di soldi. Allora, modestamente, orizzontalmente, responsabilmente, ecco un po' di suggerimenti.


Lunedi

Aumento dell'IVA su tutti i generi di lusso: su richiesta della Lega, aliquota del 38% sui libri [chi li compra per leggerli sottrae tempo al lavoro], del 50% sulle opere del gruppo Editoriale "L'Espresso", ed un contributo una tantum di 1.500€ per chi detiene la parabola di Sky

Martedi

Il ministro Sacconi inserisce l'aumento della tassazione sulle elemosine ai poveri: il ministro Galan invece impone un contributo straordinario di 100€ a chi dà il becchime ai piccioni di Piazza san Marco. Vengono altresi abolite le pensioni alle vedove di guerra ("dato che non esistono le pensioni per le vedove delle missioni di pace, non vedo perchè mantenere questo previlegio", ha affermato il ministro La Russa) .

Mercoledì

Viene inserita una norma fiscale, secondo la quale tutti quelli che, a seguito di sentenza di tribunale, abbiano dovuto versare somme non inferiori ai 560 milioni di € a titolo risarcimento civile a cittadini italosvizzeri, siano esentati dal pagamento dell'Irpef per i prossimi centocinquant'anni, con la possibilità di estendere il beneficio ai discendenti. Cicchitto (PDL) nega che possa trattarsi di norma ad personam.

Giovedi

Il ministro Brunetta propone di chiudere gli uffici pubblici un giorno a settimana, e di conseguenza sospendere il pagamento delle retribuzioni per quei giorni di chiusura. Favorevoli Bonanni (Cisl) ed Angeletti (UIL)

Venerdi

Emendamento della Lega: raddoppiare l'IVA sulle vetture del gruppo Fiat costruite a Pomigliano e Termini Imerese, in quanto "costruite dai terroni": viceversa, dimezzarla per quelle costruite in Padania, in quanto "l'operaio padano è più bello, sano, istruito e laborioso". Ipotesi che non trova riscontro negli alleati: la sottosegretaria Santanchè abolirebbe tout court la Fiat, in quanto "le macchine del gruppo sono brutte".

Sabato

E' la volta della reintroduzione dell'ICI su orfanatrofi, cliniche oncologiche ed associazioni di volntariato non ecclesiastiche. Superbollo di 50€ per qualunque spesa nei supermercati ed ipermercati della Coop.

Domenica

Persino Iddio si riposò, ma i nostri infaticabili ministri ne sanno una più del diavolo: ecco Gelmini con la sospensione dello stipendio degli insegnanti nei mesi estivi, durante i quali le scuole non fanno lezione.





martedì 28 giugno 2011

“E’ questa la vita reale? E’ solo fantasia questa? Intrappolato in una frana, non c’è scampo dalla realtà. Apri gli occhi, guarda in alto il cielo e vedrai: sono solo un povero ragazzo, non mi serve compassione perché sono una veloce apparizione un po’ su, un po’ giù; comunque soffi il vento, a me non importa molto, a me. Madre, ho appena ucciso un uomo, gli ho puntato la pistola sulla testa,  premuto il grilletto, ora è morto. Mamma, la vita era appena iniziata, ma ora sono andato e l’ho buttata via, mamma, uuu, non intendevo farti piangere: se domani a quest’ora non sono tornato vai avanti, vai avanti come niente fosse. Troppo tardi, è arrivato il mio momento, mi fa rabbrividire fin nella spina dorsale, il corpo mi duole per tutto il tempo. Ciao a tutti, devo andare, devo lasciarvi e affrontare la verità (…)Non voglio morire, a volte vorrei non essere mai nato. Vedo la piccola sagoma di un uomo, Scaramouche, Scaramouche, vuoi ballare il Fandango? Tuoni e saette, che paura, Galileo, Galileo, Galileo, Galileo, Galileo, Figaro – Magnifico.
“Ma sono solo un povero ragazzo e nessuno mi ama”“E’ solo un povero ragazzo di famiglia povera, risparmiategli la vita da questa mostruosità” “Non me ne importa, volete lasciarmi andare?” “Bismillah*! No, non ti lasceremo andare – lasciatelo andare” (…) “Mamma mia, mamma mia – mamma mia lasciami andare, Belzebù ha messo da parte un diavolo per me, per me, per me. Così pensate di potermi lapidare e sputarmi in faccia, così pensi di potermi amare e lasciare morire, oh baby – non puoi farmi questo, baby, devo solo uscire – devo solo uscire da questo posto. Niente è davvero importante,chiunque può capirlo, niente è davvero importante, niente m’importa davvero, comunque soffi il vento”
*nel nome di Allah misericordioso.

[Bohemian Rhapsody – Queen]


La Londra di metà anni ’70 era, musicalmente, una città strana: smarrita per sempre la rivoluzione beatlesiana, guardinga e diffidente verso quei gruppi come Stones o The Who, “americanizzati” e quindi visti ormai “alla frutta”, la mania in arrivo era il “glam”. Che avesse le forme più raffinate di Bowie & derivati, o la veste più popolare di personaggi come Marc Bolan  [coi suoi T.Rex] o Gary Glitter,  si era adagiata nella quiete di un sound “pulitino”, artisti che colpivano prima l’occhio poi la fantasia, grandi canzoni da classifica e poco più. Non a caso il grande filone del rock romantico o la furia devastante di Led Zeppelin o Deep Purple avevano maggiori riscontri [e seguaci] fuori dall’Isola. In questo scenario, arrivano tre musicisti legati dalla passione per la musica [uno di loro rinuncerà anche ad una imminente laurea in astrofisica: ma questa è un’altra storia…], trovano sulla loro strada un personaggio carismatico e poetico, che darà loro il la per una sperimentazione musicale a tutto tondo, che cattura l'ascolto e il respiro di chiunque si avvicini. Il gruppo si chiama “The Queen”: aveva pubblicato già tre  album rockettari, con cose buone sparse qua e là, ma nulla che apparisse sopra la media.  La svolta è del 1975: un titolo preso a prestito da un vecchio film dei Fratelli Marx, "A Night at the Opera". Molto più che un disco "importante"; è un'esplorazione a tutto tondo della Musica, quella con la M maiuscola. E’ il capolavoro di un gruppo che a soli tre anni dalla sua nascita ha trovato quel delicato equilibrio alchemico che riesce a unire personalità artistiche molto diverse ed allo stesso tempo complementari. Disco dominato dalla schiacciante ispirazione di Freddie Mercury, qui al pieno delle sue possibilità espressive, che elabora le personalità dei compagni di viaggio grazie alle quali sperimentare le commistioni sonore più stravaganti. Il disco parte con un irrequieto assolo di pianoforte che accompagna il pensiero verso un crescente caos di sirene e aride note di chitarra; al culmine del suono, tutto si ferma e inizia la prima canzone, "Death on two legs", dedicata al precedente manager del gruppo. Canzone cattiva, acida in note e testo, batteria aggressiva e “sporca”, una chitarra che suona come un lamento.  “Mi succhi il sangue come una sanguisuga, infrangi la legge e predichi, mi opprimi il cervello finché fa male. Hai preso tutti i miei soldi e ne vuoi di più, vecchio mulo mal guidato con le tue regole cocciute, con i tuoi meschini amiconi che sono stupidi di prima categoria (…)Sei solo un vecchio venditore ambulante, hai trovato un nuovo giocattolo per sostituirmi? Mi puoi affrontare? Ma ora mi puoi baciare il culo, ciao ciao”.
Incredibile, poco più di un minuto, la successiva "Lazing on a Sunday afternoon": quasi un brano da operetta, compresa l’intonazione lirica di Mercury. Anche visivamente, l’idea era quella di giovani (neo)dandy a spasso nella campagna inglese in bici, magari con la t-shirt sotto la giacca… Poi, il simpatico sberleffo di  "I'm in love with my car", scritta e cantata da Taylor: il coro a sottolineare la voce del solista, un violino che gioca a fare la chitarra elettrica, e la chitarra suonata a mo’ di violino, rumori di motore che invadono tutta la canzone; "You're my best friend", dolce dichiarazione di amicizia che suona un po’ come certi singoli della Motown. E “39”, cui è legato un mio ricordo personale, di schitarrate e tamburelli in spiaggia tra amici, un tono country, l’ideale per fare un po’ gli scemi perdendosi (invano) negli occhi di una ragazza che, diciamo così, non si poneva proprio il problema.
Si ritorna al rock con "Sweet Lady", con le schitarrate iniziali, Freddie con una voce sempre corposa, ritmo non esagerato ma stuzzicante: decisamente da riscoprire (io all’epoca la saltavo, beata incoscienza…). Poi, il tuffo nel passato, ed è subito "Seaside Rendezvous": una canzone in bianco e nero, tra tip-tap. fischiatine,  Freddie che dal vivo si esibiva con la parrucca di riccioli biondi stile Shirley Temple. Divertimento allo stato puro, e non solo per la band. Ma la sperimentazione dei Queen non lascia spazio, ecco arrivare "The Prophet's Songs": gioiellino firmato da Brian May, otto minuti di tutto, dai cori gregoriani agli inni medievali, dal rock dilatato alla riflessione mistica, dal canto a cappella all’assolo acutissimo di Mercury.  Qualunque altra band, con gli spunti buttati in questa canzone, ci avrebbe fatto un intero album. Splendida quanto trascurata.
"Love of my Life" inizia. Chiudete gli occhi, ed aprite l’anima:  pianoforte morbosamente romantico, un testo che, tra le parole e (soprattutto) il modo in cui vengono cantate, ti sega a metà, un grido di amore disperato e rimpianto, una supplica come una carezza, note di chitarra come quei pensieri che ti arrivano all’improvviso addosso e ti fermi a sorridere senza un motivo, ma ti senti meglio.
Terz'ultima canzone del disco, "Good Company", classica canzone alla Brian May, carina, briosa il suo giusto,  da fischiettare in bici mentre torni a casa col pane caldo. Un attimo di relax prima del capolavoro assoluto della band, "Bohemian Rhapsody" . Di cui non parlerei:  ogni parola aggiunta sembra uno spreco, un oltraggio, come guardare la Pietà in San Pietro dietro la vetrata dopo le martellate del pazzo. Hard rock, lirica, canto popolare, tutto concentrato nei cinque minuti che sembrano cinquanta, la sensazione di attraversare,  come il protagonista della canzone, mondi e situazioni prima sconosciuti, carnefice e vittima di una schiera di diavoli affamati della sua anima.
Per chiudere, "God Save the Queen", versione particolare, e non a caso,  dell'inno nazionale Inglese, chiude il disco, come farà con tutti i concerti del gruppo. E ti lascia il dubbio addosso:  Freddie Mercury avrebbe voluto diventare un giorno, “da grande”,  Regina d’Inghilterra, od almeno dei suoi spiriti buoni?

venerdì 22 aprile 2011

sabato 9 aprile 2011

Il futuro è morto, e noi siamo sonnambuli in un incubo

Intervista a J.G. Ballard  di Valerio Evangelisti, tratta da “XL”, novembre 2006 


La società inglese si sta ritribalizzando, è svuotata di ogni ideale, di ogni spinta sociale. Non resta che il consumismo. Ci stanno drogando con i beni di consumo e dobbiamo svegliarci”. J.G. Ballard su Regno a venire, il suo nuovo romanzo. 

"Vedo periferie che si diffondono per il pianeta, la suburbanizzazione dell’anima, vite senza senso, noia assoluta. Una specie di mondo della tv pomeridiana, quando sei mezzo addormentato... E poi, di tanto in tanto, bum! Un evento di una violenza assoluta, del tutto imprevedibile: qualcosa come un pazzo che spara in un supermercato, una bomba che esplode. È pericoloso". 

L'intera intervista: 

L’incubo è già là fuori, accanto a un’autostrada dove il Metro center, uno sterminato supermarket, ha usurpato le funzioni che un tempo aveva la chiesa. Un cambiamento di sistema che ha la forza assoluta di uno tsunami. di fronte al quale nessuna resistenza sembra possibile. Ecco Regno a venire, il nuovo romanzo di James Ballard. Se nel suo Crash (1973), diventato uno scioccante film di Cronenberg, le auto dominavano anche il nostro eroe, qui elettrodomestici, computer e tv sono oggetti di culto. E nelle strade marciano, razzisti e volgari, i tifosi avvolti nell’Union Jack quali moderne SS in cerca di un leader. “Penso che, in Inghilterra la classe operaia bianca si stia ‘ritribalizzando’”, spiega Ballard al telefono. “Sì, dopo la caduta delle ideologie rivendica la sua identità tribale, la tribù inglese. E lo sport è il mezzo con cui lo fa. E può essere aggressiva, violenta. Abbiamo visto tutto questo durante la Coppa del Mondo. Oggi viviamo nella cultura dei consumi, non c’è nulla. nient’altro. In particolar modo in Inghilterra, non c’è nient’altro. Nessuno più crede nelle ideologie politiche. In generale nessuno crede. Quella inglese è una società secolare, non andiamo più in chiesa. Le chiese sono così brutte. Se fossi italiano mi farei immediatamente cattolico e bacerei la terra dove cammina il Papa perché le chiese sono belle. Qui le chiese sono brutte. Le religioni sono morte, la monarchia non è rispettabile. Ha ucciso Lady D e il popolo britannico non la perdonerà mai. Non siamo nemmeno più orgogliosi delle nostre forze armate. E la politica ovviamente è svuotata di ogni autorità o rispetto. Il Primo Ministro britannico vive di fantasie. Lo sanno tutti che vive in un mondo di sogni. Quindi non ci resta che il consumismo: andiamo a fare shopping”. 

Ma cosa pensi esattamente di Tony Blair? 
È un caso triste. Come ho detto, vive di sole fantasie. Crede alle proprie illusioni, è pazzesco, Ha portato questo paese in guerra contro l’Iraq sulla base di falsità. Ha sostenuto che Saddam aveva armi di distruzione di massa: mentre ovviamente non ne aveva. Blair ci ha portati in guerra a suon di bugie. E stato un danno enorme per la pace e la stabilità del mondo e noi ne pagheremo le conseguenze. Con il sangue, e a lungo. Il fatto che abbiamo rieletto Blair è la dimostrazione che la politica non viene presa sul serio. ci sono Legami tra le periferie di Londra di Regno a venire e L’Inghilterra di Blair? “Legami stretti, strettissimi. Le periferie di Londra sono ai margini, vicino ai grandi sistemi autostradali. Nuove città, parchi commerciali, nuovi stabilimenti industriali, aeroporti: è questa la vera Inghilterra. La vera Inghilterra non è Westminster o Buckingham Palace: questo è solo show business per i turisti. L’Inghilterra vera è qui, dove vivo io, accanto alla M25 o alla M3. Dove hanno votato Thatcher, e poi Blair”. 

Nei tuoi libri c’è una società apparentemente piacevole e moderna che nasconde un tasso di violenza crescente. È un pericolo vero? E, se si, in Inghilterra o in tutto l’Occidente? 
Sì, penso che sia una minaccia. Ricordo che qualche anno fa qualcuno mi chiese: come definirebbe il futuro? Io risposi: è facile, il futuro sarà noioso. Saremo tutti annoiati e quando la gente è annoiata, come i bambini che si annoiano, comincia a rompere i giocattoli. Vedo periferie che si diffondono per il pianeta, la suburbanizzazione dell’anima, vite senza senso, noia assoluta. Una specie di mondo della tv pomeridiana, quando sei mezzo addormentato... E poi, di tanto in tanto, bum! Un evento di una violenza assoluta, del tutto imprevedibile: qualcosa come un pazzo che spara in un supermercato, una bomba che esplode. È pericoloso. 

La suburbanizzazione significa che stiamo perdendo il centro delle cose o invece che il centro si è fatto televisivo? La violenza è nei media, quindi essere violenti è come essere al centro di qualcosa? 
Proprio così! Io penso che la violenza abbia un ruolo molto particolare, oggi. Il futuro ci riserverà psicopatologie. La gente è disposta a tollerare livelli di psicopatologia sempre più elevati nella vita moderna. Livelli impensabili 50 anni fa. Come questa specie di apertura verso la pornografia, il che, tra l’altro, è un bene. Mi piace. La pornografia è bene, è controcultura. Il capitalismo ha una grande inventiva, una capacità di trasformarsi con brevissimo preavviso. Se qualcosa non va e tu non vuoi comprarla, non fa niente! Inventeremo qualcosa di nuovo, riempiremo i negozi con qualche novità. Ecco, io temo che la gente — annoiata per la maggior parte del tempo e senza nulla per cui vivere, specie in Inghilterra — si lascerà andare alle psicopatologia perché sono divertenti, sono esaltanti Siamo tutti un po’ folli e ci possiamo divertire facendo matti. E li che si annida il pericolo, una specie di nuovo fascismo che sorge. 

Pensi che oggi ci sia veramente la minaccia dal fascismo? Dal libro sembrerebbe di sì. 
Non penso che il tipo di fascismo che sta per arrivare sia quello anni 30. Non ci saranno stivali militari, Fuhrer che strepitano, niente Sturmtruppen. Non sarà quel tipo di fascismo. Sarà un fascismo da tv, molto light, se è chiaro cosa voglio intendere. Il nostro Fùhrer non sarà come Hitler, sarà più come uno show pomeridiano. Mi pare che voi in talia abbiate tentato di avvicinarvi un po a questo modello con Berlusconi. 

Sì. Cosa pensi di Berlusconi? 
Molti commentatori hanno detto: quando Berlusconi era primo ministro c’era un nuovo tipo di fascismo all’orizzonte, Controlla tutte quelle emittenti televisive, tutti quei quotidiani, ecc, lo non so se tutto questo sia vero, ma forse qui c’era l’inizio di qualcosa. L’uso dei mezzi di comunicazione di massa per un nuovo tipo di politica emotiva. Perché questa è la chiave di tutto: le emozioni. Blair lo ha dimostrato. Le emozioni sono sempre con noi, Non pensate mai: è un errore pensare. Usate solo le emozioni. La gente è così. Oggi i giovani uomini sono molto emotivi. E per questo che sono pericolosi. Sono pericolosi al volante, quando girano in bande, quando si ubriacano... Sono pericolosi quando la loro ragazza esce con un altro”. 

Non sanno controllare le emozioni? 
Esattamente

Hai scritto libri di ogni genere, saggi di sociologia e politica, hai un ruolo importante nella Letteratura moderna, ma c’è chi ti definisce un semplice scrittore di fantascienza, ovviamente uno dei migliori. Ti disturba? 
No, in verità no. Molti anni fa scrivevo fantascienza. Ma non ho scritto fantascienza per trent’anni o forse più. Non mi vedo più come uno scrittore di fantascienza, però lo ero, e quindi la cosa non mi preoccupa. 

I tuoi primi lavori come Deserto d’acqua o Il vento dal nulla trattavano della società che ci circondava. Ma erano ambientati in un’epoca molto futura. Il Metro center invece è a pochi passi dal nostro tempo. Vediamo meno Lontano? 
Sì. Non abbiamo più una visione del futuro. Molti pensano che il futuro sarà esattamente come il presente. come oggi. Da giovane, negli anni 30, mentre crescevo, tutti così come alla fine degli anni 40 e negli anni 50 — tutti avevano grande consapevolezza del futuro perché ogni cosa cambiava cosi rapidamente: gli aerei erano più veloci, le macchine erano più veloci, e poi dopo la guerra sono arrivati gli antibiotici, le armi nucleari... I Jet facevano il giro del mondo. 
Il cambiamento arrivava a una velocità tale che oggi, al confronto, non c’è più alcun cambiamento. Tutto è fatto per raccogliere applausi, per così dire. 

Solo microcambiamenti? 
Sì, piccolissimi cambiamenti. Non sono apprezzabili. E molto strano: ci sono grandi cambiamenti, come Internet ad esempio, ma in realtà la vita nel suo assieme non è molto diversa da come lo era 10 anni fa. Non è cambiata drasticamente. Quindi penso che ci sia il rischio che a morire sia la stessa idea di futuro. 

Cosa pensi della fantascienza di oggi? Può essere sovversiva come in passato? 
La fantascienza è morta il giorno in cui Armstrong ha messo piede sulla Luna, nel 1969. Penso che allora si sia messa la parola fine. Da allora molti dei sogni della fantascienza si sono avverati. I trapianti, la manipolazione genetica... Vuoi che tua figlia somigli alla Lollobrigida? Oggi è possibile. 

Dobbiamo accettare la realtà di Regno a venire, o è possibile reagire? Dacci una speranza, anche piccola. 
Bisogna aprire gli occhi. In Occidente stiamo correndo il rischio di marciare come sonnambuli verso un incubo, Ne abbiamo avuto un assaggio con l’11 settembre a New York. In un certo senso, l’11 settembre è stata una specie di sveglia: “Svegliati, America”, io penso che si siano svegliati, ma che siano scesi dalla parte sbagliata del letto. Hanno invaso l’Iraq, sbaglio enorme. Ma quella era una sveglia. E la guerra contro il terrorismo islamico è molto vera. In tutto il mondo, tra tante cose dobbiamo farne soprattutto una: dobbiamo svegliarci. Noi occidentali stiamo molto comodi. Viviamo in belle case, non abbiamo fame e, se ci ammaliamo, qualcuno si prende cura dì noi. Molto comodo. Dobbiamo svegliarci. Ci stanno drogando con i beni di consumo. Non siamo più in grado di badare a noi stessi e invece dobbiamo cominciare a badare a noi stessi. 

Ma in pratica cosa possiamo fare, smettere di consumare? 
Ah, che domanda. La mia generazione ha già tentato di rispondere: ora rispondete voi, io sono troppo vecchio. 

giovedì 31 marzo 2011

Squadrismi?


"togliete i cartelli che sb è qui per salvarci il culo ... portatevi via questi cartelli che se si incazza quello se ne va"

"se non ve ne andate vi ammazziamo, se osate aprire quello striscione vi ammazziamo come cani"

lunedì 28 marzo 2011

Cosa succede in città

Ma è assolutamente normale che un giullare delle tv di proprietà del Presidente del Consiglio chieda a gran voce ad un gruppo editoriale PRIVATO di sospendere la pubblicazione di due supplementi del quotidiano più diffuso?

Ed è altrettanto normale che una parlamentare chieda ad un gruppo PRIVATO di licenziare la modella di uno spot solo perchè ha osato esprimere un proprio libero pensiero?


E che non ci si faccia scrupolo di speculare sulle disgrazie del terremoto aquilano con operazioni di sciacallaggio, al punto di poter parlare con assoluta tranquillità di commedia dell'orrore?


Insomma, chiamate l'espurgo dei pozzi neri.

giovedì 24 marzo 2011

Piccoli sacrifici e grandi cialtroni

Il mio Professore di Economia Politica aveva, sotto il vetro della sua scrivania in istituto, tutta una serie di fogliettini dattiloscritti, con frasi di economisti celebri. Una mi rimase impressa: recitava testualmente “Qualunque imbecille è capace di inventare e imporre tasse”. 
Era del Pantaleoni, insigne economista vissuto a cavallo dei primi del Novecento, ma, a quanto pare, strettamente di attualità, dato che nell'attuale governo non mancano nè i creativi nè gli imbecilli.
Così, alla faccia del "meno tasse per tutti" e di quell'altra colossale balla ripetuta come un mantra ("non metteremo le mani nelle tasche degli italiani"), ecco che la gabella nuova è puntualmente arrivata, con la solita scusa di una “nobile causa”: la cultura.
Ieri la notizia, come l'ho letta su Corriere.it, che copincollo: “Il Consiglio dei Ministri ha approvato un decreto per il reintegro dei fondi destinati alla cultura: i soldi non arriveranno dall'aumento di 1 euro del biglietto del cinema, ma dall'incremento di 1-2 centesimi del prezzo della benzina. Il governo «ha rispettato gli impegni» e ha ripristinato i fondi per il Fus (Fondo unico per lo spettacolo) e ha reso strutturale il tax credit chiesto a gran voce dal mondo del cinema e dello spettacolo, ha riferito il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Gianni Letta: «Non ho mai avuto dubbi che l'impegno sarebbe stato rispettato. Il ministro Bondi - che poi ha rassegnato le sue dimissioni definitive, ndr - e io abbiamo rispettato l'impegno».
Lo stesso Letta, poi, ha aggiunto una di quelle frasi che resteranno nella storia di questi anni infami: "Un piccolo sacrificio che tutti gli italiani saranno lieti di fare".
Allora, mentre il povero Bondi non ha più nemmeno il coraggio di farsi vedere in giro, hanno usato la faccia serafica ed azzurrina per prenderci doppiamente in giro.

Doppiamente: intanto, perchè è risaputo che un qualunque aumento dei prezzi dei carburanti incide direttamente sui consumatori, aggravando così le spese di chi è costretto ad usare un mezzo proprio per accompagnare i figli a scuola, i genitori anziani o i familiari malati a cure, visite, terapie, o per recarsi al lavoro. L'aumento delle accise, poi, ha carattere regressivo, cioè incide maggiormente sui redditi più bassi: altro che carattere progressivo e redistributivo delle imposte.....
Inoltre, l'aumento dei costi di trasporto incide pesantemente sul costo finale di beni, prodotti e servizi: e le aziende, in un momento congiunturale difficile, non potranno non riversarne il peso sugli "utilizzatori finali"  -non nel senso "à la Ghedini" del termine- , cioè noi consumatori.
Paradossalmente, nella sostanza è un tassa pagata anche da chi non possiede nè moto nè auto nè veicoli a motore: ma è un classico di questo governo, far credere che le cose riguardino sempre gli "altri".
Oltretutto, in un periodo in cui i prezzi del petrolio e derivati è alle stelle, aggravarlo di una ulteriore imposta è una scelta -economicamente- da cialtroni. 
Ma...
C'è un ma, anche stavolta. Proprio perchè il prezzo è ballerino e confuso, 1 o 2 cent non sono facilmente avvertibili, quindi si potrà continuare ad imbrogliare gli italioti coi mantra di cui sopra.
Oltretutto, il sospetto con questi è sempre in agguato, c'è da dire che non mi stupirei se, tra qualche settimana, magari scopriremo che una quota di queste entrate sarà dirottata dal FUS a finanziare la missione "umanitaria" in Libia, o a mantenere qualche altro sottosegretariato comperato in cambio di qualche voto utile a mantenre lontano dai tribunali un plurinquisito.
Come ha sintetizzato ieri un intervento sul forum: "ma cosa vuoi che siano 2 centesimi in piu' o in meno. L'importante e' che il capo non finisca in galera."
Intanto, non posso non ricordare cosa succedeva tre anni fa: e meno male che era quello "il governo delle tasse", come ripetevano (ed insistono tuttora) i pidiellini.
Cialtroni!

martedì 22 marzo 2011

Balle in salsa verde

Lampedusa è una meravigliosa isola del Mediterraneo, teatro naturale per bellissimi film (uno per tutti: "Respiro" di Crialese).

Ma il film di oggi è un film bruttissimo, che nessuno vorrebbe vedere.

Da un lato, una crescente tensione: l'arrivo di barconi carichi di immigrati, anche stanotte sono arrivate altre 290 persone, vestiti inzuppati dalla pioggia, alcuni in precarie condizioni fisiche, lasciati sulla banchina del molo, bloccati dalla popolazione dell’isola. Che è impegnata in un braccio di ferro col governo di cui stanno facendo le spese i nordafricani appena sbarcati. Infatti, come ha spiegato il sindaco Dino De Rubeis, il problema è legato alle tende che si trovavano a bordo del traghetto arrivato domenica mattina da Porto Empedocle: i lampedusani non le vogliono e ne hanno impedito lo sbarco. Sono stati fatti sbarcare i tir, ma sono rimasti in porto, senza che venisse montata alcuna tenda. Con una beffa per centinaia di migranti, destinati a passare un’altra notte all’addiaccio, ed una per i lampedusani, dato che per alcuni è scattata una denuncia per "interruzione di servizio di pubblica utilità". Eppure la loro richiesta era semplice: chiedono che non sia allestito un campo sull’isola, ma che gli immigrati vengano trasferiti.
Dice il sindaco: "Il governo non rispetta la popolazione e sta mettendo in serio pericolo tutti i cittadini di Lampedusa. C’è il rischio di uno scontro con le forze dell’ordine e la responsabilità è di Maroni e del prefetto Caruso. Lampedusa ha dimostrato un’accoglienza esagerata mentre il resto dell’Italia dimostra di non volere neanche un immigrato".
Ieri sera c’è stata la mediazione del ministro Alfano, ha assicurato che della questione dell’isola si parlerà al Consiglio dei Ministri in programma oggi. In ballo ci sono una zona franca per Lampedusa, riduzione delle tasse, forse dell’Iva, rimborso dei danni immagine per il turismo, una nave in rada per accogliere i migranti, nessuna tendopoli e soprattutto l’impegno a portare via da martedì 500 clandestini al giorno.
Il sindaco domenica ha anche rivolto un appello al Presidente della Repubblica affinchè intervenga nuovamente "per sbloccare la situazione e non fare affondare l’isola. (...) L’atteggiamento dello Stato è vergognoso: l’Italia sta consentendo che queste migliaia di immigrati vengano trattati come bestie, obbligate a dormire sotto l’acqua. Tutta l’Italia dovrebbe vergognarsi".

Ma l'impressione è che dietro la vicenda ci sia un governo che sta giocando con il fuoco e con la propria inefficienza. Infatti, quando sono arrivate le prime barche di tunisini in fuga dal loro Paese, Maroni per giorni si è rifiutato di aprire le porte del Centro di assistenza di Lampedusa, sostenendo che "accogliere gli immigrati rappresenterebbe un segnale pericoloso che indurrebbe altri a venire in Italia".
Cioè, meglio nasconderli distribuendoli in altri Centri: tesi bizzarra, tipicamente leghista, che dopo qualche giorno è stata sconfessata dallo stesso ministro, oltre che dai fatti.
A quel punto si è aperto il Centro, che può accogliere 800 persone, a circa 2.000, facendo dormire la gente per terra. Adesso siamo a quasi 5.000 presenze, ed il governo non ha più spostato nessuno. La motivazione ufficiale addotta è che "non c’è posto altrove".
Eccola, l'ennesima balla: i profughi arrivati ultimamente in Italia sono 14.000 in totale, meno della metà dei 32.000 arrivati nei primi tre mesi del 2008 (governo Prodi), prima cioè dell’accordo con Gheddafi. Allora, perchè tre anni fa abbiamo accolto 32.000 persone senza fare tanto casino, ed adesso che sono meno della metà non ci sono più posti?

Allora il dubbio è che si voglia forzare la vicenda, da un lato per dimostrare all' Unione Europea che non riusciamo a gestire l’esodo, e che quindi se li devono prendere in carico anche altri Paesi; dall'altro, che si vogliano sfruttare questi poveri profughi per ricreare in Italia la psicosi immigrazione, e poterla sfruttare elettoralmente a vantaggio leghista.
Se in linea di principio la ripartizione degli immigrati tra i vari Stati europei ha un senso logico, perchè la Germania poco tempo fa si è dovuta fare carico da sola di ben 90.000 profughi dai paesi dell’est senza che nessun altro Stato europeo (in primis l’Italia) muovesse un dito? E "l'invasione" della Francia (che pure sul tema immigrazione gioca sporco) con 50.000 persone dalle ex colonie?
La Germania ha accolto 6 volte, la Francia 4 volte,  i profughi di cui stiamo oggi ragionando, senza starnazzare come sta facendo il governo italiano. Maroni e compagni di merende farebbero bene a fissare un tetto di accoglienza perlomeno analogo ai 32.000 di tre anni fa, ed organizzare strutture adeguate e degne di un Paese civile, e nel frattempo cercare una soluzione a livello europeo di comune solidarietà. C'era riuscito il ministro Amato, senza pose miracolistiche o proclami ad uso mediatico-elettorale.
Altro che pattugliamenti e respingimenti con la forza, come chiedono a viva voce leghisti & complici di governo, altro che bloccare 5.000 esseri umani a Lampedusa e farli dormire seminudi sul molo.
Questa è solidarietà umana verso chi fugge dalla guerra.
Poi, visto che sono al governo, i berlusleghisti facciano quello che rinfacciavano di non fare all'esecutivo di Prodi: sviluppino cioè iniziative economiche e imprenditoriali nei Paesi del Maghreb, attraverso opportuni investimenti che aiutino le nuove democrazie a decollare.
Aiutarli a casa loro, come dicevano tre anni fa. Che non significa regalare 5 miliardi di euro al Colonnello libico.

Ma....c'è un ma: l’Italia è uno Stato moroso e perennemente in ritardo nei versamenti previsti dagli accordi internazionali di cooperazione che pur abbiamo sottoscritto. Senza dimenticare che per ottenere aiuti dalla Ue occorre anche avere quella credibilità che purtroppo il governo del “bunga bunga” non ha nel consesso internazionale.
Morale: chi ci rimette come al solito sono i più poveri, sia quelli costretti a dormire sui moli a Lampedusa, sia i Lampedusani stessi, segati nelle proprie prospettive di vita, lavoro e reddito (l'isola vive anche di turismo, non dimentichiamolo: presentarla come l'inferno in terra, come si compiacciono più volte al giorno i tg di regime non giova..) perché l’Italia ha scordato le parole solidarietà ed efficienza. 

venerdì 18 marzo 2011

Dove pasteggiano gli sciacalli?

Vediamo un po'...
__________________

AGI News On - NUCLEARE: PRESTIGIACOMO, PROGRAMMA ITALIA NON CAMBIA

20:11 14 MAR 2011

(AGI) - Bruxelles, 14 mar. - L'allarme nucleare dopo il terremoto in Giappone non cambia la politica italiana sul nucleare: lo ha ribadito a Bruxelles il ministro dell'Ambiente Stefania Prestigiacomo"La linea italiana rispetto al programma nucleare chiaramente non cambia - ha detto in una conferenza stampa in occasione del Consiglio dei 27 ministri dell'Ambiente in cui si e' affrontato anche il dramma giapponese con un'informativa - seguiamo con sgomento e partecipazione la situazione in Giappone, senza nessuna sottovalutazione. Ma neanche si deve speculare: non era ancora finito l'effetto dello Tsunami che gia'in Italia gli antinuclearisti sfruttavano la catastrofe a fini domestici, questo e' sciacallaggio politico".

E poi....il governo dei sondaggi ha capito che aria tira, evidentemente ha calcolato di perdere un paio di assessori alle prossime amministrative: allora, contrordine, camerati!

Infatti:

Nucleare: Prestigiacomo, e' finita
Colloquio con ministro Tremonti, non possiamo rischiare elezioni

17 marzo, 19:16
(ANSA) - ROMA, 17 MAR - "E' finita, non possiamo mica rischiare le elezioni per il nucleare. Non facciamo cazzate". Il ministro dell'Ambiente Stefania Prestigiacomo si ferma a colloquio con il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, e il sottosegretario Paolo Bonaiuti, e indica la strategia per l'uscita dell'Italia dal nucleare. Tremonti ascolta la collega con interesse nei corridoi di Montecitorio. "Bisogna uscirne - aggiunge Prestigiacomo - ma in modo soft. Ora non dobbiamo fare niente. Si decide tutto tra un mese".
_____________

Servono commenti?

lunedì 14 marzo 2011

Chiagne (miseria) e fotte....





Personalmente sarò anche prevenuto nei confronti di questo esecutivo, ma leggendo tra le righe, ed al di là dell'ottimismo di facciata, ci si accorge sempre più che il governo Berlusconi sta svuotando il [già magro] fondo destinato alle attività culturali.

Non si tratta più di un taglio imposto dalla crisi economica [quella che era solo "percepita", "invenzione dei giornalisti di Repubblica", creata dai "menagramo della sinistra", ma dalla quale eravamo "usciti prima e meglio degli altri"] ma di un vero e proprio sabotaggio che porterà alla chiusura di enti lirici, di teatri, di musei, e persino di Cinecittà Luce, il grande e prestigioso archivio della memoria e in sostanza  della identità nazionale.

Sia la Finanziaria che il Milleproroghe hanno "tagliato", al punto che persino il latitante Bondi non ha più il coraggio di mettere il naso fuori di casa, dato che il suo incarico partitico ed il suo ruolo zerbinante gli impediscono di esternare la propria rabbiosa impotenza nei confronti del governo presieduto dal suo amico del cuore, ed in un qualunque confronto pubblico verrebbe fatto a pezzi da qualunque interlocutore [tranne forse qualche illuminato parlamentare del PD in un salotto tv preoccupato di apparire troppo burbero].

Allora, la domanda seria è: i soldi mancano davvero, o piuttosto non si vogliono trovare?
Perchè il grandioso conflitto di interessi di cui questo governo è espressione si ripercuote anche nelle cose apparentemente più piccole: non so se sia un ordine impartito dal Padroncino, o se appena si profila anche solo l'ipotesi di torcergli un cent scatta l'autodisciplina, ma sia alla Camera che al Senato la maggioranza ha respinto tutti gli emendamenti che puntavano ad introdurre, sul modello francese, una modestissima tassa di scopo a carico dei grandi gruppi telefonici e televisivi da destinare proprio al fondo unico per lo spettacolo.
Si trattava di obbligare le emittenti televisive ad investire il 10% del fatturato (15% per l'emittente pubblica) nella produzione, programmazione ed acquisto di film, documentari e spettacoli di produzione nazionale, e di versare nel FUS una quota minima (1 o 2 € annui) per ogni abbonamento alla tv a pagamento, alla ADSL e chiavette per internet, al VoIp.
Non si è potuto, nè voluto fare, perchè come ha dichiarato candidamente un deputato pidiellino, che ha chiesto ovviamente al giornalista del Corsera di restare anonimo, "non vi rendete conto che c’è di mezzo anche Mediaset”, quasi offeso che si potesse solo pensare di bestemmiare nel Tempio.
Poi, si sa che anche la Cultura, lo Spettacolo e lo Sport, come del resto la Scuola pubblica, è in mano a quelle "èlite di merda della sinistra", che si permette di dissentire o peggio ancora dissociarsi dal Sommo.
Si è preferito maggiorare di 1€ il biglietto del cinema (esclusi quelli parrocchiali, toh..) che già di suo soffriva di emorragia di spettatori, complice anche la crisi di cui sopra. Non, magari, una addizionale sulle tasse di soggiorno degli yacht, o sul bollo delle vetture sopra i 2500 cc. , no: ce la si prende con il tartassato cinema.

Allora, si penserà, se non entrano soldi tagliamo gli sperperi: ma il governo, nel tentativo di oscurare i quesiti sull’acqua, sul nucleare e sul legittimo impedimento, e per evitare che i quesiti referendari possano raggiungere il quorum, rivelandosi così una sconfitta per la maggioranza ed i suoi interessi, ha invece deciso di sdoppiare gli appuntamenti elettorali (a maggio ci sono le amministrative in molti comuni) con un aggravio dei costi pari ad oltre 300 milioni di euro. Soldi con cui si potrebbe finanziare per intero il fondo per lo Spettacolo, per la cultura, e magari resterebbe anche qualcosa da investire nelle biblioteche pubbliche.
Fingono di piangere miseria, ma sputtanano soldi solo nel loro interesse, Lega in prima fila. Avete mai sentito un ministro leghista parlare di Cultura?

Questa è la loro moralità, il loro "fare".

mercoledì 9 marzo 2011

Se no i xe mati..........

"PADOVA - Supera un'auto in modo non regolamentare e quando i Carabinieri di Campodarsego gli contestano la multa esibisce una carta di circolazione veneta anzichè italiana, con tanto di timbri dell'Onu, ottenuta nella sua qualità di presidente dello «Stato di Padova della Repubblica veneta». Per tutta risposta i militari, come riportano i giornali locali, portano Gabriele De Pieri, 43 anni, in caserma, per contestargli una serie di verbali di multa, oltre a una denuncia per resistenza a pubblico ufficiale. «Ho esibito la nuova patente veneta - racconta l'uomo - non valida, dicono. Ma io ribatto che a casa nostra è validissima e che qui loro non hanno sovranità». De Pieri è talmente convinto della sua tesi da aver fatto verbalizzare ai Carabinieri di dichiararsi «cittadino del popolo veneto e titolare di sovranità originaria» e in quanto tale non asservito «all'autorità dello Stato italiano». I verbali di multa sono stati scritti, ovviamente, in italiano, lingua che il venetista dichiara di non saper leggere e per questo di aver richiesto una traduzione in veneto. Anche per questo De Pieri annuncia di volersi rivolgere alla Corte Europea dei diritti umani."
______________
"MILANO - Chiesti aiuti a Gheddafi per creare la Padania? «Ma vi pare. Per fortuna abbiamo tantissimi uomini e le armi si fanno in Lombardia». La risposta di Umberto Bossi a un cronista che chiedeva un commento alle parole che il rais libico avrebbe pronunciato durante un'intervista a una tv francese - il leader leghista gli avrebbe in passato chiesto aiuto per la secessione della Padania - scatena una polemica politica. Gheddafi, ha aggiunto il capo della Lega Nord, «è un gatto che sta affogando e si arrampica sui vetri. La storia dimostra che chi spara sulla sua gente finisce male. Ricordate il re Umberto I ucciso a Monza»."
_______________


Questi, i fatti [specifico: nel senso di avvenimenti, non particpio passare del verbo "farsi"]. 

Che dire? Rimango basito: da un lato, il primo tipo mi starebbe anche simpatico, me lo immagino alla Festa della birra con l'elmo cornuto e le preghiere al dio Odino. 
Ed il Senatur ci ha abituato a queste sparate, è il suo popolo che lo segue in queste fandonie.

Ma dall'altro, non posso ricordare che anche la Lega, agli inizi, sembrava un fenomeno da baraccone: ma dopo vent'anni, di cui molti passati al governo, mi sembra un tumore che sta oramai andando in metastasi, portandosi dietro le misere sorti della mia Nazione. Oltretutto, producendo questi somari raglianti sparsi un po' in qua e la, o disseminando trote in acquarii ben nutrienti.


Però, quasi quasi...
Si, mi faccio una repubblica di casa mia, e quando arrivano le bollette delle utenze o scadono le rate del condominio mi rifiuto di pagarle, e mi rivolgo alle Nazioni Unite: e se va male, mi faccio prestare uno "sciopo".



PS: a proposito del Trota....ennesimo figurone...



venerdì 25 febbraio 2011

Era meglio morire da piccoli

E va bene.
Dopo aver parlato della mia impossibilità a reggere una eventuale campagna elettorale mi sono buttato a leggere un po' di forum, gruppi di discussione et similia. In particolare, dopo aver tenuto d'occhio per un po' la versione on-line del "Rotolo" di proprietà di famiglia, quello diretto da Nosferatu in persona, sono arrivato alla conclusione che è meglio essere di destra.
Almeno, leggendo notizie (è un eufemismo) e commenti (altro eufemismo), possiamo ricostruire questa semplice regola matematica.
Vediamo un po'.
Primo teorema, tramandato ai posteri come legge di SSallustri: 
"se non sei sempre d'accordo con Berlusconi sei comunista"

Gli elementi a supporto.

Se sei di sinistra:

- non puoi guadagnare troppo;
- non puoi rubare nemmeno 10 €;
- non puoi evadere il fisco;
- devi essere moralmente integerrimo;
- devi essere assolutamente eterosessuale, meglio se all'interno della famiglia. Se trent'anni fa hai sbaciucchiato un essere dell'altro sesso a sua volta comunista sarai infettato a vita, come per le punture dei calabroni.
- devi ospitare 30 extracomunitari a casa tua e fargli trombare tua moglie e le tue figlie.

Invece, sempre secondo la legge di SSalustri, l'uomo vero non può che essere di destra, dato che in questa nobile veste:

- puoi fare quel cazzo che ti pare;
- puoi rubare;
- puoi evadere tasse e contributi;
- puoi essere orgoglioso di avere figlie un po' zoccole;
- ammirare sfegatatamente la gnocca;
- andare a puttane ma picchiare tua moglie se ti tradisce;
- guadagnare cifre altissime per una apparizione in TV;
- picchiare negri, zingari e froci.

Se sei di sinistra e, putacaso, hai dimenticato di pagare una bolletta del pattume, sei un farabutto della peggior specie; viceversa, se sei di destra, puoi incitare tranquillamente a non pagare il canone della tv: quando ti arriverà la cartella esattoriale, titolo esecutivo, potrai sempre dire di essere vittima della casta delle toghe rosse.

Insomma, se sei di sinistra è meglio morire da piccolo, altrochè complicarsi la vita e sciuparsi l'esistenza con pensieri terzomondisti: il mondo è pieno di belle gnocche e bei maschietti.
E ricorda: se un uomo in bicicletta incontra un uomo in Suv, l'uomo in bicicletta è un uomo morto.

giovedì 24 febbraio 2011

Non metteremo le mani ecc.ecc.


L’emendamento al Milleproroghe (comma 9 dell’art. 2, quinquies) rischia di sottrarre oltre 30 miliardi di euro alle famiglie ed imprese italiane.
Perché? Facciamo il punto della situazione.
La Cassazione a Sezioni Unite, solamente due mesi fa, con la sentenza n. 24418 del 2.12.10, ha sancito definitivamente il diritto dei correntisti a farsi restituire tutte le somme illegittimamente addebitate dalle banche su conti correnti con la capitalizzazione trimestrale degli interessi.
Dopo anni di dura lotta nelle aule dei Tribunali, finalmente una decisione volta a consolidare un principio favorevole alle vittime dell’anatocismo.
La Suprema Corte di Cassazione, infatti, in relazione alla prescrizione del diritto di vedersi restituire le somme illegittimamente addebitate dalle banche (art. 2935 - Decorrenza della prescrizione-La prescrizione comincia a decorrere dal giorno in cui il diritto può essere fatto valere) ha statuito che essa debba partiredalla chiusura del rapporto e non dalla data della singola annotazione a debito sul conto, riaffermando il divieto assoluto dell’anatocismo trimestrale e annuale.
Applicando tale principio vi sarebbe la certezza della restituzione degli indebiti, quantificati da apposite perizie, avverso una prassi illegale, vietata dall’art. 1283 del Codice Civile, che inibiva la capitalizzazione trimestrale degli interessi praticati dalle banche.

Ricordiamo che, lo scorso 5 febbraio, in occasione della Convention Nazionale del Forum Antiusura Bancaria, era presente l’on Rocco Crimi, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, nonché il Presidente Berlusconi che, telefonicamente, aveva confermato all’on. Domenico Scilipoti, presidente del Forum, l’impegno del Governo a valutare con estrema attenzione l’opportunità di istituire un dipartimento per la ricognizione delle criticità bancarie al fine di tutelare i cittadini e le imprese vessate dalle banche.
Con un progetto estremamente elaborato e favorevole anche allo Stato (  SINTESI DIPARTIMENTO PER LE CRITICITA’ BANCARIE) si è proposto di restituire circa 50 miliardi a tutte le vittime dei molti illeciti bancari, con rate annuali, per 10 anni a carico delle Banche. Di questi, ben 20 miliardi sarebbero però rimasti nelle casse della Finanza Pubblica, a copertura del Debito Pubblico.
Ma oggi accade l’incredibile.
Con l’emendamento al Milleproroghe, nelle disposizioni concernenti il sistema bancario, all’art 2 quinquies, dopo aver espunto il punto 10 che voleva modificare l’art. 644 del codice penale, aumentando i tassi soglia previsti dalle legge antiusura, il Governo ha inserito nel maxiemendamento, un punto 9, in ordine alle operazioni bancarie regolate in conto corrente con l’art. 2935 del codice civile.
Tale punto procede ad un’interpretazione autentica dell’art. 2935 c.c. nel senso che la prescrizione relativa ai diritti nascenti dall’annotazione in conto inizia a decorrere dal giorno dell’annotazione stessa. Questa interpretazione autentica della legge sconfessa completamente la decisione, ben più qualificata della Suprema Corte di Cassazione, con la drammatica conseguenza che i correntisti perderebbero le migliaia di cause già avviate e certe nella vittoria.
Con tale emendamento si deruberebbero le aziende di oltre 30 miliardi di euro introducendo la prescrizione decennale nella rivendicazione degli indebiti bancari, mandando così al macero milioni di cause e regolarizzando illegittimi interessi e commissioni derubate dalle Banche a valere su contratti nulli e addebiti fasulli effettuati da oltre dieci anni. 

Le conseguenze sarebbero disastrose.
Se quelle cause saranno perse, le aziende saranno costrette a pagare tutte le spese di giudizio, oltre che debiti illegittimi alle banche con la conseguenza che, con la crisi in atto, rischiano il fallimento per mancanza di liquidità. Col Milleproroghe, infatti, le imprese ottengono la concessione di 6 mesi di moratoria sulle rate dei debiti verso le Banche, per l’equivalente di 56 miliardi di euro, mentre allo stesso tempo concedono la “COMPLETA PRESCRIZIONE” DEI LORO 50 miliardi, e oltre, di maltolto anatocistico e di interessi illegittimi delle Banche, attraverso il predetto art. 2 quinquiescomma 9°.
E’ l’equivalente di un formidabile “Colpo di Stato”.
Molte voci si sono levate: il Presidente del Forum Anti Usura Bancaria, on Domenico Scilipoti, minaccia di non votare la fiducia al Governo Berlusconi sul decreto «milleproroghe». Il deputato che ha salvato il presidente del Consiglio il 14 dicembre scorso, lasciando l’Idv per approdare alla maggioranza tra i «Responsabili», adesso potrebbe mettere a rischio la tenuta dell’esecutivo.
«All’interno del decreto milleproroghe – spiega Scilipoti – è stato inserito all’articolo 2 quinquies un emendamento che è stato votato al Senato e comporterebbe dei danni irreversibili per i cittadini. In pratica si interviene con una nuova norma interpretativa in merito alle operazioni bancarie regolate in conto corrente dall’art. 2935 del codice civile, riducendo di fatto i termini di prescrizione a favore delle sole banche e contro i diritti che possono essere fatti valere dagli utenti nei confronti degli istituti per i rapporti creditizi in conto corrente».
Nel testo votato dal Senato e che arriverà alla Camera «blindato», la situazione di vantaggio che i clienti avevano maturato nei confronti delle banche per effetto della sentenza 24418 del 2010 della Sezione Unite della Cassazione – secondo cui il termine di prescrizione di dieci anni per la richiesta della restituzione degli interessi pagati in più dovevano ritenersi decorrenti dalla chiusura del conto corrente – si sancisce, invece, che la prescrizione inizia a decorrere dall’annotazione degli interessi.
In poche parole il correntista non potrà più chiedere la restituzione degli interessi versati alla banca. Questo provvedimento favorirebbe le banche per 30 miliardi di euro.
Scilipoti, quindi, annuncia: «Se la norma non sarà corretta in favore della tutela dei cittadini non voterò la fiducia sul milleproroghe. Avevo presentato un emendamento ma mi è già stato detto che non potrà passare in quanto il testo alla Camera è blindato con la fiducia. Ma se non sarà fatto niente non appoggerò la maggioranza in questa situazione e inviterò il mio gruppo a non votare la fiducia. Il Parlamento deve tutelare i cittadini e non le banche. E non può infischiarsene del codice civile approvando una norma interpretativa che di fatto lo modifica in danno degli utenti. È un fatto gravissimo e, nel caso in cui non troverò riscontri, al momento del voto presenterò una questione di pregiudiziale di incostituzionalità della norma perché va contro il principio di uguaglianza di tutti i cittadini davanti alla legge».
Armando Miele, referente dell’AFAP, invita gli italiani ad inviare mail di protesta al Ministro Tremonti (http://www.giuliotremonti.it/email/)
SOS Utenti, (www.sosutenti.net) denuncia indignata tale manovra, rilevando l’assenza più totale delle altre Associazioni dei Consumatori e degli Utenti, nonché dei media. E sta programmando una manifestazione a Roma di tutti gli imprenditori e cittadini, accompagnati dai professionisti e difensori.
Anche l’AIGA (Associazione Italiana Giovani Avvocati) ha proposto lo stralcio dell’emendamento.
Io mi permetto di dire quanto segue.
Si parla di decreti salva-banche, per salvaguardare il sistema bancario. Mi sembra che il sistema creditizio venga agevolato, compiacendo banchieri molto vicini ai nostri politici, bistrattando e riducendo sul lastrico milioni di correntisti traditi dal sistema.
Le aziende e le famiglie italiane sono i veri pilastri del sistema economico del nostro paese e tale compressione dei loro diritti è PALESEMENTE lesiva dell’art. 3, comma 1°, della Costituzione sull’eguaglianza di tutti i soggetti di fronte alla legge.


Articolo scritto da Avv. Mary Corsi il 21 febbraio 2011